L’idea
Ho dato vita a questo progetto nel
tentativo di rappresentare la mia percezione della città, il mio sguardo che
non solo si posa sulle cose e sulle forme, ma ne è parte integrante e si fa
materia, colore, spessore, rilievo, fessura, ombra, riflesso per restituire a
chi guarda l’emozione che hanno suscitato in me.
L’emozione poi deve portare, nel mio
intento, a ridare dignità a questi angoli negletti di qualunque città, paese,
ambiente. Attraverso le immagini, che indicano come guardare le cose, come
percepirle; in definitiva, come osservare, che è la funzione a mio parere più
preziosa dell’arte: farci fare l’esperienza di come guardare per vedere, unico
modo possibile per leggere il mondo e continuare ad appartenergli.
Le immagini
Ecco perché questo progetto fotografico si
concentra su angoli dimenticati perché hanno perso valore, superfici invisibili
perché riposte, dettagli insignificanti perché minimi, idee trascurabili perché
troppo estreme. Con un’attenzione precisa alle forme, fondamento
imprescindibile di questo lavoro. Il muro scrostato attraversato dai cavi
elettrici dismessi di una casa dietro la cattedrale di Porto (Thin Lines II) si trasforma così in una
composizione astratta di campiture, consistenze, giunture, fili che gettano
ombre. Lo scorcio di portale del monastero di Santa Caterina al Sasso (The Black Line) diventa un chiaroscuro
di figure geometriche – tondi, linee, spessori trapezoidali, tubolature di
bagliori in rilievo. Un cortile accanto al Museo di Fotografia Contemporanea di
Cinisello Balsamo (Conceptual III) è
una lastra di cera d’api o un’invetriatura d’ambra scalfita e cosparsa di
briciole di sassi, e così via. Immagini in continuo movimento costruite in
massima parte sulla luce e sulle ombre che crea.
© Alessandra Repossi