L’idea
Mi piace pensare che i
luoghi, in qualche modo, conservino il ricordo e forse anche lo spirito delle
persone che li hanno vissuti. Ecco perché amo visitare le case di scrittori,
pittori, persone che ho amato o ammirato. Quando mi sono avvicinata, per una
felice coincidenza, alla figura di don Milani, mi è venuto naturale fare lo
stesso percorso: dopo l’emozione delle letture avevo bisogno di visitare i
luoghi, di viverli per un po’, di rimanere in ascolto. Per farli parlare, per
poter raccogliere fino in fondo il loro messaggio, ho chiesto aiuto ad alcune
guide d’eccezione, gli ex allievi di don Lorenzo, persone che tanto tempo fa
hanno avuto il privilegio di conoscerlo e vivere fianco a fianco con lui l’esperienza
della “scuola popolare”.
Ed è grazie a loro che posso adesso condividere ciò che ho scoperto e,
soprattutto, provato, realizzando questo progetto, che è durato tre anni. A
quasi cinquant’anni dalla sua scomparsa, la figura di don Milani merita di
essere riproposta, soprattutto ai giovani, e io ho voluto dare il mio contributo
raccontandola in immagini.
Le immagini
Il progetto raffigura tutti i luoghi cari a don Milani: la
chiesa e la “scuola popolare” di San Donato a Calenzano, la cappellina della
Chiusa, la casa della vedova, Barbiana, nel tentativo di far risuonare la voce
del priore forte e chiara, semplice, scabra, pulita. Ecco perché la scelta del
bianco e nero, dell’essenzialità della composizione, con immagini che a volte
raffigurano un particolare importante (una scala, un accessorio della Messa, un
volto, una porta), altre tentano di cogliere la voce di un luogo carico di
significato (il cortile della scuola a Calenzano, l’aula con le sedie vuote).
© Alessandra Repossi